Il posto della mia essenza
Di Michela Cardinale
Mi chiamo Michela e sono una guardiana dei sogni e protettrice dei sorrisi. Oggi vorrei parlarvi di quel luogo magico che si incastra perfettamente con l’angolo più nascosto della nostra essenza.
Quel posto dove, non appena messo piede, si fermano tutti i pensieri cupi che vorticano senza sosta nella testa.E come per magia arriva il sereno nella nostra mente. Ci si sente invincibili quando si è nel proprio posto speciale. In questo piccolo spazio editoriale, voglio condividere con voi il mio posto speciale.
Faccio una premessa: nel mio cuore padroneggia la montagna.
Sono una figlia della maestosa montagna perché ho avuto la fortuna di nascere a Vipiteno, un paese meraviglioso, circondato da paesaggi che tolgono il fiato e protetti da imponenti montagne ricoperte di magia che fa parte del circuito de “I borghi più belli d’Italia”.
Nei suoi dintorni si possono trovare paesini quasi incantati tra cui spicca Mareta, in Val Ridanna che, nonostante sia un paesino molto piccolo, costudisce un suggestivo ed imponente castello.
Si tratta del castello di Wolfsthurn, detto anche “Il castello delle 365 finestre”.
Questo castello si trova nel punto più alto della collina che sovrasta il paese, quasi a simboleggiare la protezione che il palazzo offre a tutto ciò che si trova sotto di lui.
Il castello ha una caratteristica molto particolare, testimonianza della passione di un tempo per i riferimenti numerici: possiede 365 finestre, 52 porte, 12 camini e 4 portoni che rappresentano i giorni, le settimane, i mesi e le stagioni del nostro calendario.
Le origini del castello sono a tutt’oggi avvolte nell’ombra.
Dopo il XII secolo al posto del castello si ergeva una torre difensiva, che i Conti del Tirolo acquisirono nel 1242 e diedero a Rudolfus Lupus come feudo. Da Lupus-Wolf deriva anche il nome del castello ( Wolf in tedesco significa “lupo”).
Originariamente di proprietà della famiglia Wölfe, nel 1727 fu trasformato, su commissione di Franz Andrä von Sternbach, in residenza signorile in stile barocco, nella forma in cui lo ammiriamo oggi (con la coppia di torri rivolta verso valle e lo stravagante tetto).
Questo castello è considerato il più bel palazzo barocco dell’ Alto Adige, insieme alla chiesa presente all’ interno.
Su uno dei lati della struttura, il meraviglioso bosco chiamato “foresta e acqua” sembra quasi raccontare la sua storia, al suo variegato percorso a tema che dal castello si addentra nella natura, facendo sembrare il paesaggio come quello di un bosco incantato.
Il giorno in cui ho fatto conoscenza con questo posto, era un’estate di 10 anni fa: ancora ricordo l’inizio della salita per arrivare in cima al castello…che fatica!
Era una bellissima giornata, calda, ma con quel venticello persistente che mi accarezzava la pelle, perfetto per rendere la camminata piacevole e fresca.
Ogni passo che facevo per quella salita la mia mente si riempiva di domande sul quel posto incantato che ero pronta a scoprire. Ho fatto quella salita di corsa e appena ho attraversato il portone principale del castello, il mio cuore ha avuto un sussulto.
Il mio sguardo si è spalancato dinanzi a quella vista, come se per magia avessi acquisito la vista giroscopica dei gufi.
Appena attraversato il portone si è palesato davanti a me un giardino, pieno di verde, molto curato con al centro una grandissima fontana funzionante.
Il tutto circondato dal castello con le sue 365 finestre, come a voler proteggere quel giardino da una forza antica, magica.
In automatico, i piedi hanno cominciato ad autogestirsi, spinti dal desiderio di esplorare tutto il giardino che li circondava, incuranti della salita appena fatta!
Di fronte a me, un grandissimo portone di legno. Attraversato, si entra in un androne maestoso.
Un tempo qui le carrozze entravano, si fermavano e facevano scendere i rispettivi padroni.
Ai lati della “strada” vi sono due rampe di scale grandissime che portano all’interno del castello.
Mi sono subito immaginata file di carrozze, gente vestita in modo elegante, che scende dalle carrozze pronta a prendere parte ad una festa molto elegante ed esclusiva.
Salendo le scale, mi sentivo quasi intimorita ma allo stesso tempo ansiosa di iniziare a vedere la bellezza di questo castello.
Finite i gradini inizia un lunghissimo corridoio rivestito di quadri raffiguranti nobili del tempo e trofei di caccia.
Il castello offre la visita di diverse camere da letto, studi, salotti, la chiesa e una sala che era adibita per banchetti e feste.
Le stanze non sono uguali tra di loro ma hanno uno stile completamente diverso.
La prima camera che si incontra è una camera da letto, con le pareti impreziosite da un arazzo con il blu.
All’interno è possibile ammirare un letto matrimoniale, che se lo mettiamo a confronto con i nostri letti ci sembra veramente corto.
Ti fa quasi pensare: “Caspita, come erano bassi!!”, però è anche vero che all’epoca si dormiva semi seduti per la paura di essere avvelenati durante la notte.
La stanza successiva è un’anticamera e subito dopo c’è quella che probabilmente era la camera padronale
Sopra il letto ci sono appesi quattro ritratti: un uomo, una donna e due donne di giovane età.
Ho ipotizzato che questi fossero i ritratti della famiglia che all’epoca viveva lì ed era proprietaria del castello.
Passata la camera da letto padronale, si entra in una stanza completamente rivestita da un unico arazzo.
Entrandoci mi sono immaginata la padrona di casa che sorseggia del té con le amiche e passa un pomeriggio di spensieratezza ed allegria, oppure i padroni di casa sul divano che facevano la conoscenza del futuro marito delle figlie. Posso solo pensare che quella stanza era dedicata alle parole dolci, piene d’amore, i pensieri leggeri, divertenti e soprattutto positivi, che mi immagino siano tuttora sospesi nell’aria.
Subito dopo invece, vi è una stanza che ho rinominato “sterile: si tratta dello studio del padrone di casa.
Anche in questo caso la mia mente si è messa in moto creandosi diverse immagini di vita quotidiana: il padrone di casa che parla con i nobili per affari commerciali, l’ organizzazione di una battuta di caccia, trovare delle soluzioni per dei problemi e tanto altro.
Magari vi starete domandando se questo castello ha una sala dove si facevano banchetti e feste… ebbene, vi dico che la sala c’è! È solo un po’ nascosta rispetto alle altre sale, ed ora vi spiego il perché.
Usciti dallo studio inizia un corridoio lungo, arricchito da vetrinette con all’interno oggetti che venivano usati all’epoca (dalle bottiglie che contenevano i liquori ai gioielli fino ai libri).
Arrivati alla fine del corridoio c’è una delle famose finestre che caratterizzano il castello e fuori il panorama è da togliere il fiato: il paesaggio sembra quasi dipinto sulla vetrata.
Stavo fissando quello spettacolo quando il mio sguardo è stato catturato da diversi scintillii. Mi sono voltata per capire che cosa provoca tutta quella luce e, come per magia, mi sono trovata in una stanza enorme con soffitti alti il doppio di tutte le altre stanze finora visitate.
Al centro del soffitto c’è “Lui”: un maestoso lampadario con grandi bracci e ricoperto da cristalli e gocce di vetro, per rendere ancora più preziosa la stanza.
Ma il vero protagonista in questa sala è il clavicembalo. Chissà che melodie meravigliose che si sentivano quando qualcuno lo suonava, durante una festa, o nel periodo natalizio!
Mi sono immaginata la sala addobbata meravigliosamente per rendere il tutto ancora molto più magico ed affascinante.
In quel momento avrei voluto tanto tornare indietro nel tempo per assistere ad una festa, magari durante il festeggiamento del Natale. La sala addobbata, la musica, la neve che cadeva fuori dalle finestre e che ricopre di un manto chiaro il bosco, i prati e i tetti delle case.
Questo castello è diventato il mio posto speciale perché, quando sono andata a visitarlo per la prima volta, stavo attraversando un periodo davvero difficile della mia vita: di punto in bianco avevo dovuto rinunciare a tutto quello che più amavo, alle mie passioni, ma appena vi sono entrata tutti i vortici di pensieri negativi e le preoccupazioni si sono fermate e per diverse ore sono stata bene.
Ho assaporato una serenità che non avevo da tempo; quando posso ci torno e tutte le volte, giunti al parcheggio che porta poi al castello, mi spunta un sorriso naturale che chi incrocia il mio sguardo quasi sorride, per la felicità che traspare. E i miei occhi sognano ancora, tutte le volte che ho l’opportunità di raccontarlo.