Sally Rooney rifiuta un’offerta di traduzione da editore israeliano
Di Sofia Brizio
È di questa settimana la notizia che l’autrice irlandese Sally Rooney ha rifiutato l’offerta di traduzione da parte dell’editore israeliano Modan del suo nuovo libro Beautiful World, Where Are You?, pubblicato il mese scorso nel Regno Unito da Faber and Faber (al momento di pubblicazione dell’articolo, l’edizione italiana non è ancora stata pubblicata).
La trentenne originaria di Dublino e laureata in letteratura americana al Trinity College ha riscosso successo sin dal suo romanzo di debutto, Parlarne tra amici. Il suo secondo libro, Persone normali, è poi rapidamente diventato un caso editoriale anche grazie alla mini-serie televisiva ad opera della BBC, che ha registrato un record di ascolti e ha vinto tre Emmy Awards. Il libro è stato tradotto in 64 lingue e ha avuto un successo planetario. In occasione dell’uscita di Beautiful world, where are you?, la casa editrice ha aperto un negozio temporaneo a Shoreditch dal 10 al 12 settembre, dove sono state vendute copie del nuovo romanzo e dei precedenti, insieme ad altri libri raccomandati dall’autrice. Lo spazio ha inoltre ospitato laboratori di scrittura e calligrafia, club del libro ed eventi giornalieri. Non stupisce quindi che le case editrici straniere stiano facendo a gara per accaparrarsi i diritti di traduzione del fenomeno del momento.
È stata però la stessa Sally Rooney a ostacolare per il momento la traduzione del suo nuovo romanzo in lingua ebraica. In una dichiarazione di martedì 12 ottobre, dopo aver rifiutato l’offerta della casa editrice Modan, si è detta “molto orgogliosa” di aver visto i due romanzi precedenti pubblicati in ebraico con un successo clamoroso, ma ha deciso di “non vendere i diritti di traduzione a una casa editrice israeliana”. L’autrice ha dichiarato che la sua scelta è motivata dal desiderio di supportare il movimento Boycott, Divestment, Sanctions (BDS), nato con lo scopo di “porre fine al sostegno internazionale nei confronti dell’oppressione israeliana ai danni del popolo palestinese e insistere affinché Israele si attenga alle leggi internazionali.” La decisione sarebbe dunque una “risposta all’appello della società civile palestinese” e arriva dopo che la Rooney aveva già firmato a maggio una lettera contro l’apartheid che richiamava alla necessità di far cessare immediatamente la violenza israeliana contro i Palestinesi.
Mentre molti fan della Rooney hanno sostenuto la sua scelta politica, altri hanno fatto appello alla presunta neutralità dei lavori di finzione letteraria e alle virtù pacificatrici dell’arte, soprattutto perché pare che la casa editrice in questione non avesse espresso orientamenti politici. Ma Sally Rooney non è la prima autrice a rifiutare traduzioni in ebraico per ragioni politiche. Alice Walker, autrice de Il colore viola (Frassinelli, 2018), nel 2012 aveva rifiutato la traduzione per lo stesso motivo.
Tradurre un’opera letteraria non significa semplicemente fare da interprete tra una lingua e l’altra. Lo abbiamo visto con la vicenda di Amanda Gorman tradotta da una traduttrice bianca, dove tale scelta ha posto un problema identitario. Lo vediamo proprio adesso con il bisogno sempre più urgente di includere i nomi dei traduttori sulle copertine dei libri, perché tradurre altro non è che una riscrittura, una collaborazione con l’autore che da parte sua manifesta (si suppone) entusiasmo nel condividere la propria opera con un altro angolo di mondo. Allora forse le reazioni contrarie alla decisione di Sally Rooney non sono poi così ingiustificate.
Il dottor Gitit Levy-Paz, ricercatore al Jewish People Policy Institute, ha commentato sottolineando che sebbene l’autrice abbia certamente diritto a esprimere le proprie opinioni politiche, “Rooney ha fatto una scelta in antitesi con l’essenza artistica della letteratura, che può essere una finestra aperta sul mondo, per comprendere culture diverse, esplorare nuovi mondi e riconnetterci con il nostro senso di umanità e compassione. La decisione nega la ragion d’essere della letteratura e il suo potere unificatore”.
Todd Gitlin, professore di giornalismo e sociologia alla Columbia University, nel commentare la notizia ha toccato la questione dell’antisemitismo e ha sostenuto che non ci sono ad oggi prove sufficienti che il movimento BDS abbia avuto un impatto positivo sulla situazione palestinese. “La libertà della letteratura è il nemico delle menti chiuse. Il lavoro [di Sally Rooney] è uno splendido tributo agli spiriti liberi che rifiutano le catene attraverso il pensiero e sono alla ricerca di un mondo migliore”.
Sally Rooney ha poi chiarito che spera di pubblicare il libro in ebraico, ma non presso un editore israeliano.