«Paura e colpa sono sorelle»: il romanzo più famoso di Shirley Jackson, “L’incubo di Hill House”
Di Giada Marzocchi
La casa è abominevole. Rabbrividì e pensò, mentre le parole si affacciavano libere alla sua mente. Hill House è abominevole, è infetta; vattene subito di qui.
Quando Eleonor Vance arriva a Hill House non immagina che la sua vita sarà sconvolta per sempre e che niente sarà come prima. Del resto, è proprio questo che la giovane donna voleva: lasciarsi alle spalle un passato e un presente doloroso. Eleonor, protagonista del capolavoro di Shirley Jackson, è una ragazza fragile e, soprattutto, succube: prima della madre, che accudisce fino al giorno della morte, e poi della sorella e del cognato che le impongono rigide regole di comportamento, limitandole la libertà personale.
È proprio per questo che l’invito del tanto affascinante e misterioso professor Montague diventa una via di fuga da un ambiente famigliare che le va sempre più stretto.
Il professore intende promuovere un esperimento a Hill House, una dimora storica, straordinariamente conservata. La domanda sorge fin da subito: per quale motivo proprio Hill House? E non altre case? La risposta sta nella pessima e, soprattutto, inquietante nomea della casa, tanto che nemmeno gli abitanti del villaggio vogliono entrarci né vogliono raccontare ciò che sanno su questa dimora vittoriana. Non scopriamo subito cosa succede, ma chiunque c’è stato, è fuggito senza proferir parola.
La casa, quindi, è un personaggio reale, concreto e tangibile tanto quanto gli altri protagonisti che sono pian piano risucchiati fra quelle stanze così ben arredate. Sembra che da una parte chieda di scoprirla e dall’altra faccia pagare un caro prezzo quando ci s’intromette troppo.
Ogni notte si alternano strani eventi: improvvise e gelide folate di vento nelle camere, strani e piangenti lamenti e improvvisi rumori che destano la curiosità e il timore degli ospiti di Hill House. D’altronde la stranezza di questa casa è già dalla sua conformazione: le stanze, infatti, seppur arredate con squisito gusto, sembrano un labirinto. Esse sono, infatti, collegate l’una con l’altra in modo disarmonico, tanto da far perdere i suoi inquilini, dando loro un senso di spaesamento in primis emotivo e poi fisico; molti dei pavimenti sono disconnessi e fanno perdere l’equilibro. Si tratta,, di uno squilibrio fisico e morale di cui ognuno sente il peso pian piano che i giorni avanzano. All’ordine del giorno sono nervosismo, inquietudine e malesseri fisici di ogni genere che mettono a dura prova i protagonisti.
Pace, pensò Eleonor, realisticamente; quello che voglio in questo mondo è pace, un angolo tranquillo dove distendermi a pensare, un angolo tranquillo tra i fiori dove poter sognare e raccontarmi storie dolcissime.
L’incubo di Hill House è un libro che ipnotizza il lettore e la lettrice per sue atmosfere “gothic”. Shirley Jackson è maestra nel muovere i fili di una narrazione avvincente e paurosa, ma senza mai cadere nell’horror sanguinolento, in cui la vera protagonista è la casa, descritta in modo accattivante dall’autrice, tanto da renderla viva agli occhi di chi legge.
Non si ha mai la percezione che sia un’invenzione narrativa, perché la casa dimostra una personalità tanto (o forse più) dei personaggi. È lei la vera – e forse unica- forza catalizzatrice di questa storia.
L’autrice si dimostra così capace di creare una storia che va ben oltre la mera narrazione, portandoci in un ambito controverso: quello del soprannaturale. Un argomento a dir poco dibattuto che l’autrice riallaccia ai primi del Novecento, quando era uso comune praticare sedute spiritiche o cercare fantasmi e presenze oscure. Quello di Shirley Jackson è un libro che muove e smuove il lettore che entra a Hill House insieme a Eleonor e ne esce senza alcuna certezza, proprio come lei. Sì, perché è inevitabile chiederselo: quello che ha vissuto Eleonor è realtà o finzione? L’ha vissuto o immaginato? Alla fine poco importa, perché questo romanzo racconta l’incubo di Eleonor e di tutti gli altri protagonisti. Dimostra, soprattutto, quanto la penna di Shirley Jackson sia capace di trascinare il lettore, senza mai lasciarlo andare.
Poi un sussulto tremendo la catapultò giù dal letto, e si ritrovò sveglia, tremante e infreddolita, a pensare: Sono a Hill House.
Con le sue descrizioni accurate e l’indole dei personaggi, L’incubo di Hill House è tornato alla ribalta nelle classifiche dopo anni di oblio; questo romanzo è apparso nella sua prima versione del 1959, e poi in quella italiana nel 1976. Per molto tempo dimenticato dalla critica e dal grande pubblico viene solo oggi riscoperto e apprezzato, tanto da inserirsi a pieno titolo nella letteratura gotica.