Linee bollenti. Una serie tv per ripensare la narrazione sulla sessualità femminile
Quando non viene dato il giusto risalto a qualcosa che merita, quando non se ne parla abbastanza e fa (forse) più clamore per ciò che viene mostrato superficialmente anziché per ciò che ha davvero da dire, è sempre una piccola sconfitta.
Non neghiamolo: quando qualcosa ci piace o colpisce la nostra attenzione, e cerchiamo di saperne di più, restiamo sempre un po’ interdett* allo scoprire che ci siamo avventurat* in un mondo perlopiù inesplorato – anche se permane quella fascinazione tipica dei coloni puritani, soli davanti a una landa desolata e pressoché incontaminata, che solo chi scopre (o almeno così crede di farlo) e custodisce qualcosa di nicchia può capire.
D’altro canto, non avere quasi nessuno con cui parlarne non è sempre facile. Anzi, a volte si rischia di perdere tutta quella fascinazione che in origine ci ha colpito. È per questo che in questo appuntamento mensile di Feminist Film Review ho scelto di parlarvi di una miniserie olandese targata Netflix quasi del tutto sconosciuta, ma che meriterebbe senza dubbio più attenzioni: sto parlando di Linee bollenti (Dirty Lines).
La serie si concentra prevalentemente sulla vita di Marly (interpretata da Joy Delima), una studentessa universitaria aspirante sessuologa che viene da un background rigido e conservatore e dal quale sarà costretta bruscamente ad allontanarsi dopo aver trovato lavoro presso una compagnia di telecomunicazioni specializzata in hot line.
La prima cosa bella di Linee bollenti, se siete come me de* nostalgich*, è sicuramente l’ambientazione: siamo ad Amsterdam verso la fine degli anni Ottanta.
Ma, come la stessa Marly ci tiene a precisare, l’Amsterdam di allora non era certo come quella odierna, ed è interessante vedere come l’evoluzione della protagonista e de* altr* personagg* vada di pari passo con quella della città che oggi consideriamo un baluardo di modernità in termini di libertà personale, attraversando parallelamente quelle che sono le rivoluzioni personali, alla scoperta di se stess*, e quelle mondiali, come la caduta del muro di Berlino.
Inoltre, se avete amato Fleabag, certamente questa serie ve la ricorderà e, almeno in un primo momento, saprà tenervi incollat* allo schermo: Marly infatti rompe spesso la quarta parete, rivolgendosi direttamente e chi sta guardando, specialmente quando si trova a rapportarsi con gli uomini che le gravitano intorno. E arriviamo a questo punto al fulcro della serie: il rapporto con l’altro sesso. L’espediente narrativo dell’hot line, infatti, è solo una facciata per andare al cuore del vero argomento su cui la serie vuole focalizzarsi, ovvero le relazioni e la sessualità.
Innanzitutto, ho particolarmente apprezzato che il punto di vista principale fosse affidato a una donna nera: purtroppo in Italia non siamo ancora abituat* ad avere una rappresentazione e un punto di vista che non sia caucasico, e ingenuamente vediamo queste scelte spesso come punti di arrivo anziché di partenza; con questa consapevolezza e facendo un mea culpa comunque mi sono goduta un bell’esempio di incisività sul piccolo schermo. Incredibile sorprendersi per qualcosa che dovrebbe essere la normalità, vero?
Arriviamo comunque al punto più importante della serie, ovvero come affronta la sessualità e soprattutto il piacere. Linee bollenti arriva senza troppi giri di parole al nocciolo della questione: il sesso e le sue rappresentazioni sono totalmente incentrati sul piacere maschile e non su quello femminile.
Attraverso una serie di espedienti registici e narrativi, gli episodi mirano a indagare dove e come nascono il piacere e l’eccitazione femminile, come si sviluppano e se sono effettivamente diversi dalla controparte maschile o, più semplicemente, hanno bisogno di stimoli e di una rappresentazione diversa, concentrata su una donna attiva e consapevole delle proprie esigenze e dei propri desideri.
Un tema che ancora oggi è un assurdo tabù, e che quindi rende la serie, nonostante ambientata in un contesto di piedi trent’anni fa, decisamente attuale. La scoperta del piacere è intesa come un percorso di conoscenza nei propri confronti, di autoanalisi: il solo modo di spiegare che non esiste un unico spettro del sesso ma diversi; e infatti Linee bollenti parla anche di omosessualità e delle sue varie fasi, che vanno dalla negazione alla scoperta, fino al percorso di accettazione.
Pur parlando esplicitamente di sesso e mostrando i rapporti sessuali mostrati in maniera trasparente, la serie lascia spazio all’introspezione, di spettator* e personagg*, grazie a scene fortemente evocative nonostante che mostrano l’amplesso in tutta la sua commovente bellezza.
Linee bollenti è una ventata di aria fresca in casa Netflix, un piccolo diamante di originalità in mezzo a tanti prodotti-fotocopia che spesso cadono nella superficialità in cui rischiano sempre di cadere prodotti che affrontano determinate tematiche.
E ora che vi ho mostrato questo gioiello nella mia collezione, non mi resta che dirvi di scoprirlo, apprezzarlo e farne buon uso.