50 a 1
Testo di Elisa Belotti, illustrazione di Adele Mori
Ada viveva nel posto più bello del mondo (a suo dire): il formicaio sulla versante della montagna. Adorava la sua casa. Aveva contribuito a costruirne i cunicoli, le gallerie, le camere sotterranee. Era una formica operaia fortissima e poteva sollevare fino a cinquanta volte il proprio peso. “È il luogo più organizzato che c’è!” pensava sempre guardandosi attorno. E a lei piaceva tutto ciò che aveva un ordine.
Dall’esterno non sembrava un granché: un monticello di terra che si staglia nel verde del prato. È all’interno che si nascondeva la meraviglia: un fitto e perfetto sistema per conservare il cibo raccolto e far crescere le nuove generazioni di formiche. C’erano addirittura delle aree di riposo per chi si dà un gran da fare! Alcune formiche vivono nel legno degli alberi o nei tronchi marci. Ada e le sue compagne, invece, preferivano il terreno che, soprattutto in estate, le tiene ben al fresco.
La nostra storia comincia proprio in un’estate calda come non si era mai vista. Le temperature continuavano a salire in vere e proprie ondate di calore continue. E le piogge scarseggiavano. “L’ultima volta in cui il terreno attorno al formicaio era umido” pensava Ada “è stato settimane fa”. Era molto preoccupata per le condizioni del clima, che influivano molto sullo stato del formicaio. Per via del terreno secco alcune gallerie crollavano e bisognava ripararle in tutta fretta per evitare danni. Quando faceva troppo caldo, inoltre, il cibo riposto nelle camere in basso non era più commestibile. La frutta matura e i semi – di cui le formiche sono ghiotte – non sempre resistono alle alte temperature.
Il problema più grande del forte caldo, però, erano le migrazioni umane. Gruppi di uomini e donne si recavano in montagna per sfuggire dall’afa delle città e per Ada e le sue compagne iniziavano così i problemi. Che fosse per montare la tenda per il campeggio, la rete per giocare a palla o semplicemente per ozio, spesso scavavano nel terreno arido e, quando individuavano un formicaio, lo danneggiavano. Anche la casa di Ada subì questo trattamento.
La formica, però, decise di non restare con le mani in mano. “Non possiamo arrenderci! Tutto il nostro lavoro, tutto il nostro impegno non possono crollare così facilmente” disse una sera alle sue compagne. “E cosa proponi di fare? Siamo troppo piccole per difenderci” rispose una formica molto dubbiosa. “Vero, ma non dimentichiamoci della nostra forza. Possiamo sollevare pesi enormi rispetto alla nostra massa, siamo organizzate in modo impeccabile e insieme riusciamo a costruire delle meraviglie” continuò Ada. “Adattiamo il nostro formicaio. Mascheriamone la superficie e facciamolo crescere in profondità. Salviamo la nostra casa!”. Le compagne si convinsero subito che Ada sapeva quel che diceva e si misero in marcia.
Si formarono delle squadre per riparare i danni causati dalla mano umana; altre uscirono in superficie e camuffarono l’apertura del formicaio; altre ancora scavarono gallerie e costruirono camere nel profondo del terreno. Il tutto guidato dall’occhio vigile e sapiente di Ada che, come un’architetta, dava indicazioni a tutte.
Durante la notte – sfruttando il sonno umano e il fresco – la casa delle formiche fu messa al sicuro e il giorno successivo il sole sorse su un formicaio più sereno e pronto ad affrontare ogni sfida.