Viaggio verso il nulla
Di Elena Esposto
Le brutte notizie ci mettono poco a circolare, e spesso passano inizialmente per i canali informali.
Inizia con i social Whatsapp, youtube, appaiono video amatoriali dal contenuto spesso scioccante sugli effetti e tutorial su come farlo in casa.
Era iniziato così anche con krokodil, la droga arrivata dalla Russia nel 2010, ricavata dalla codeina (un analgesico a base di oppiacei) e tagliata con benzina, olio, detersivi, iodio e fosforo rosso.
Costa pochissimo, è un sostituto quasi perfetto dell’eroina, dal forte potere intossicante tanto che solo l’1% di coloro che la utilizzano hanno una speranza concreta di uscire dalla dipendenza.
Quando nel 2012, per la mia tesi magistrale, ho iniziato a occuparmi di traffico internazionale di stupefacenti, conoscevo solo il nome di poche sostanze tra le più famose, quelle che fruttano montagne di soldi alle grandi organizzazioni criminali: l’eroina, la cocaina, i derivati della cannabis e le anfetamine, droghe consumate generalmente da chi ha maggiori disponibilità economiche.
Esiste però anche un gran numero di droghe “di strada” dall’enorme potere distruttivo perché tagliate con sostanze comuni che le rendono altamente tossiche e contribuiscono ad abbassarne il prezzo. Krokodil è una di queste, e all’epoca fece molto scalpore, ma non è la sola.
Secondo un’inchiesta del Der Spiegel, negli ultimi mesi una nuova sostanza stupefacente ha invaso le strade di Kinshasa, la capitale della Repubblica Democratica del Congo (RDC).
Si chiama bombé e viene ricavata a partire dai residui dei filtri delle marmitte delle automobili che vengono sbriciolati ottenendo una polvere marroncina. Sul mercato questa polvere arriva a costare quasi 200 euro al chilo. Poi viene mischiata con altre sostanze, medicinali contro l’insonnia, eccitanti o per stimolare l’appetito e infine sniffata. Gli effetti sono devastanti.
Secondo un’analisi di Famiglia Cristiana “una volta assunta, inizia uno stato di incoscienza. Dopo un po’ d’euforia, l’andatura di chi ne fa uso cambia, fino al blocco totale del suo corpo e ad un particolare e profondo dormire in piedi. Il volto poi cambia d’aspetto: a volte piange, a volte ride. I giovani consumatori di questo composto adottano un comportamento avulso, non si contengono più, si sporcano, non hanno più voglia di mangiare, dormono quasi tutto il giorno, ovunque si trovino”.
A lungo andare poi crea danni gravi al cuore e ai polmoni poiché nei filtri delle marmitte si depositano ossido di zinco, platino e radio, sostanze altamente cancerogene.
Ai problemi di salute si aggiungono poi i danni ambientali causati dalle marmitte truccate. È diventata infatti sempre più frequente, per potersi procurare la polvere, l’abitudine di smontare le marmitte delle auto parcheggiate per sottrarne il filtro, aumentando così le emissioni tossiche e l’inquinamento urbano.
Il fenomeno della bombé sta coinvolgendo principalmente i giovani della capitale congolese. Dei quasi quindici milioni di abitanti di Kinshasa la maggior parte non ha un lavoro né un salario stabile, e i giovani rimangono spesso senza speranze di migliorare la propria situazione economica e sociale, e sanno che quasi sicuramente il loro talento andrà sprecato.
La situazione è peggiorata molto a causa dell’epidemia di Covid-19 che ha ancora più prostrato l’economia già debole del paese, esasperandone le disuguaglianze.
Non è dunque un caso, secondo l’indagine del Der Spiegel, che proprio in questo momento stia spopolando una droga che annichila i sensi e conduce all’oblio. Perché questo è la bombé, un biglietto di sola andata verso il nulla.
Alcune associazioni locali si sono mosse per offrire alternative; ci sono scuole e corsi di formazione, si cerca di togliere i più giovani dalle strade per tornare a ripopolare la campagna. Il governo ha ceduto dei terreni coltivabili da utilizzare nei progetti di recupero ma non basta. Mancano le sementi, gli utensili, i macchinari.
Nel frattempo i fondi pubblici vengono spesi per la repressione e la lotta alla nuova droga. Ma per contrastare l’ascendente che la bombé ha degli abitanti di Kinshasa più che sul pugno di ferro bisogna puntare sull’offrire una speranza.
Come ha fatto notare Valentin Vangi, direttore di uno dei programmi di riabilitazione della capitale, la bombé si assume per dimenticare i propri problemi, e di problemi da dimenticare i giovani di Kinshasa ne hanno molti. Gli effetti economici degli scontri tra il Governo e le milizie nel nordest del Paese iniziano a farsi sentire. Kinshasa è una delle città più care al mondo con una quasi completa assenza di classe media, il che contribuisce ad aumentare le disuguaglianze e le tensioni sociali. A questa atmosfera già cupa si aggiunga un contesto di scarsa libertà sociale, matrimoni forzati, il dilagare di violenze sessuali e psicologiche verso i giovani, il rumore notturno, il consumo eccessivo di alcool, la corruzione e le rapine a mano armata.
La lotta alla bombé dovrà necessariamente passare da interventi di tipo sociale. Serviranno azioni strutturali a sostegno dell’occupazione giovanile e per riportare la stabilità politico-economica nel Paese.