“Belle di faccia”: la fat acceptance ci insegna che il femminismo ha bisogno dei corpi grassi
Di Sofia Brizio
Nella terza puntata della rubrica Interferminism alla scoperta del femminismo intersezionale riprendiamo a parlare di corpi non conformi troppo spesso esclusi dal movimento femminista tradizionale: i corpi grassi. Il libro Belle di Faccia di Chiara Meloni e Mara Mibelli edito da Mondadori è il primo in Italia ad affrontare il tema della grassofobia dal punto di vista sociale, culturale e politico. Scopriamo insieme perché la liberazione dei corpi grassi ci riguarda tutt*.
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In questa rubrica e in generale nei miei articoli per il blog ho spesso parlato di disabilità e corpi non conformi in quanto io stessa ho una disabilità. Grazie al mio attivismo per i diritti dei disabili ho iniziato a interessarmi al femminismo intersezionale e sono diventata più consapevole delle istanze di altre minoranze. Ma nessun attivista è perfett*. Nel mio caso, il mio limite più grande finora è stato la grassofobia inconsapevole. Spero che la mia famiglia non me ne voglia quando dico che sebbene io sia stata educata ad amare il mio corpo in tutta la sua non conformità, allo stesso tempo sono cresciuta in un ambiente in cui diventare grass* era l’incubo peggiore e un semplice “sei ingrassata” mi martellava in testa per settimane ogni volta che mi guardavo allo specchio. Sarò anche disabile, e avrò quindi una certa familiarità con i corpi insoliti, ma ho il privilegio di essere magra. E il significato del mio privilegio non mi era mai passato per la testa finché non ho letto Belle di Faccia delle attiviste Chiara Meloni e Mara Mibelli (parte del progetto Instagram @belledifaccia).
Se come me siete magr*, leggete questo libro non una, ma due o tre volte, per capire davvero che (consapevolmente o meno) probabilmente anche voi avete discriminato qualcuno per il suo corpo almeno una volta, e soprattutto perché “avere un privilegio, che si tratti di quello della magrezza o di qualunque altro, ci rende responsabili”. Dall’alto (metaforico) del privilegio conferito dalla nostra magrezza, molt* di noi non riescono a capire che essere grass*, o meglio decidere di non esserlo, non è una scelta che si fa ottenendo risultati dal giorno alla notte come le pubblicità dei prodotti dimagranti vogliono farvi credere. Che voi ci crediate o no, molte persone sono felici nel proprio corpo grasso e hanno tutto il diritto di esserlo. Per alcun*, dimagrire potrebbe addirittura rivelarsi dannoso per la propria salute fisica e mentale. Indipendentemente da tutto ciò, se una persona decidesse di rimanere grass*, che problema ci sarebbe? In teoria nessuno; in pratica, dal punto di vista sociale, culturale e politico, i problemi sono molti. Leggendo Belle di faccia siamo mess* di fronte a difficoltà e discriminazioni sistemiche alle quali forse nessuno di noi ha mai nemmeno pensato, figuriamoci vissuto. Cominciamo dalle questioni più pratiche: dover chiedere una cintura più lunga sugli aerei o una sedia più spaziosa al ristorante ti ricorda costantemente che il tuo corpo non rientra negli standard e che forse dovresti sentirti in colpa. Oserei dire che queste esperienze non sono molto diverse da ciò che affronto io stessa in quanto donna disabile, ma il problema della nostra società grassofobica è che tutt* pensano che chi è grass* “se la sia andata a cercare”, e questo ha conseguenze molto pesanti.
Il modo in cui parliamo dei corpi grassi è fortemente influenzato dal senso di inadeguatezza che il capitalismo ha bisogno di farci provare così che noi continuiamo a consumare e comprare prodotti. Per questo piacersi nel proprio corpo è un atto rivoluzionario. E comunicare nel modo giusto che essere grassi non è una malattia lo è ancora di più. Se siete grass* leggete questo libro per diventare ancora più arrabbiat*, sfacciat*, orgoglios* del vostro corpo, ma soprattutto consapevoli che avete il diritto di essere come siete e che purtroppo siete vittime di discriminazione sistemica come tanti altri corpi non conformi. Leggetelo per imparare che è giusto rispondere per le rime a chi si permette di esprimere giudizi sul vostro corpo. Leggetelo per capire che non siete voi a essere sbagliat*, ma anche che non dovete per forza essere body positive. Anzi, a volte essere body positive può sortire l’effetto contrario, come spiegano Chiara e Mara: “Se da una parte il messaggio ‘tutti i corpi sono validi e meritano rispetto’ è sicuramente inclusivo e sembra raccogliere l’eredità del fat feminism e soprattutto i discorsi internazionali del queer fat activism che accoglieva anche le istanze dei corpi trans e disabili e le intersezioni tra grassezza, razza e classe, dall’altra la verità è che la body positivity mainstream ha messo al centro solo un corpo. Quello rassicurante e non troppo fuori forma della donna bianca, etero, cis e magra o leggermente curvy, e la sua ricerca di autostima e visibilità a discapito dei (e spesso in aperto conflitto con i) corpi grassi e gli altri corpi non conformi”.
Per questo abbiamo bisogno che il femminismo intersezionale inizi a includere davvero i corpi grassi, e Belle di faccia in quanto primo libro in italiano a trattare il tema della grassofobia ha aperto la strada per un cambiamento duraturo. Essere grass* non è necessariamente un problema di salute. Avete mai pensato a quante persone grasse non ricevono cure mediche adeguate perché i medici riducono tutto alla necessità di perdere peso? Belle di faccia diffonde l’importanza di approcci come Health at Every Size (HAES, Salute in ogni taglia) che non significa che chiunque con qualsiasi peso sia sano, ma che tutt* hanno diritto a cure adeguate e ad essere aiutati a mantenere uno stile di vita salutare indipendentemente dal loro peso (a questo proposito consiglio anche i post di Lara Lago, attivista per la body positivity).
Le persone di ogni taglia hanno diritto a rappresentazione, amore e assistenza medica adeguata. Sì, purtroppo non è ovvio e c’è bisogno di ribadirlo. C’è bisogno di ribadirlo di fronte a film estremamente popolari che ancora nel 2021 si prendono gioco dei corpi grassi e dei disturbi alimentari. C’è bisogno di ribadirlo di fronte a un articolo pubblicato da nientemeno che Marie Claire (fortunatamente rimosso) che esprimeva sdegno di fronte a scene di intimità tra persone grasse mostrate nei film. Il modo in cui comunichiamo influenza il modo in cui pensiamo. Perciò, di fronte a queste rappresentazioni svilenti è bene ricordare che la parola grass* non è un insulto più di quanto lo sia la parola ‘disabile’, per restare nella sfera dei corpi non conformi. Il femminismo intersezionale ha bisogno dei corpi grassi perché i diritti dei corpi grassi sono i diritti di tutt*. Non esistono corpi sbagliati, semplicemente le donne grasse si distaccano dagli standard femminili dettati dal femminismo bianco eteronormativo e dalla società patriarcale e restano perciò escluse dall’attivismo tradizionale.
È fondamentale continuare a educarsi e, anche se a volte sembra dare per scontati concetti della sfera dell’attivismo che non sono accessibili a tutti (specialmente a chi non parla inglese o non proviene da un ambiente almeno parzialmente privilegiato), Belle di faccia è il libro da cui iniziare, e fornisce anche strumenti per continuare a informarsi con un’ampia bibliografia. Perché prendere coscienza del proprio privilegio, cambiare il modo di comunicare e guardare fuori dal proprio orticello qualche volta fa bene a tutti.