Perché essere felice quando puoi essere normale?
La recensione di Elena Esposto
Titolo
Perché essere felice quando puoi essere normale?
Autrice
Jeanette Winterson
Editore
Mondadori
Recensione
L’autobiografia di Jeanette Winterson è una storia di amore e di mancanza: la vita di una bambina adottata, di una madre assente, dell’altra madre, bigotta e spietata e di una Gran Bretagna operaia, sullo sfondo dei mitici anni Sessanta, raccontata con straordinaria onestà e lucidità.
È la storia di una giovane donna inserita in un ambiente tradizionalista e bacchettone, che deve fare i conti con la propria omosessualità e con una solitudine che a volte sfiora l’alienazione, e che attraverso la scoperta della letteratura e del femminismo trova il coraggio di prendere in mano il proprio destino e di riscoprirsi nella sua unicità.
Jeanette Winterson scava a fondo alla ricerca dei desideri che sono il motore della vita, di quella forza propulsiva che ci infiamma e ci fa andare avanti, sempre e fino alla fine, nonostante la sofferenza e le difficoltà. Racconta la sua vita senza paura e senza filtri, facendo trasparire in tutta la sua potenza il potere dei libri e della parola, grande canale di evasione dalla nostra realtà ma anche strumento che ci consente di definirla. E di definirci.
Perché leggerlo
Innanzitutto per conoscere questa grandissima scrittrice! In secondo luogo per confrontarci in modo onesto con argomenti magari ostici, come l’omofobia, l’adozione, il rapporto con la madre, la solitudine, la depressione… Jeanette Winterson tratta tutti questi aspetti con profondità ma senza autocommiserazione, con una lucidità e un coraggio rari.
A chi lo consigliamo
A chiunque desideri un libro toccante, che crea subito una grande empatia con la protagonista, ma anche a chi ha voglia di esplorare temi sociali e politici, come l’industrializzazione, le condizioni della classe operaia e il femminismo, partendo dal punto di vista di chi li ha vissuti sulla propria pelle.
Cosa ci può insegnare
La bellezza e l’imperfezione dell’amore, il potere dei libri e della lettura, a non mollare mai, a fare i conti con le proprie fragilità ma a non farsi sopraffare da queste.
Tre frasi significative
«In quanto donna, ero dunque destinata a essere soltanto un’osservatrice, a non poter dare mai il mio contributo? Potevo studiare le opere che non avrei mai potuto sperare di scrivere? Dovevo provarci, che ci riuscissi o no. E poi, quando raggiunsi il successo e venni tacciata di arroganza, avrei voluto trascinare in quella libreria tutti i giornalisti che mi avevano fraintesa perché capissero che per una donna, una donna della classe lavoratrice, voler essere una scrittrice, una brava scrittrice, e credere nel proprio talento non è una forma di arroganza: è una scelta politica».
«È meglio saperlo. Meglio sapere chi sei, e che cosa c’è dentro di te, quello che puoi fare, che potresti fare se ti provocano fino all’esasperazione».
«Le storie sono pericolose. Un libro è un tappeto magico che ti fa volare altrove. Un libro è una porta. Lo apri. Entri. Potrai tornare indietro?»