La scrittura è femmina: il caos di essere donna
Di Caterina Frusteri Chiacchiera
Qualche giorno fa mi è stato chiesto di collaborare a questo blog, presentato come un progetto collettivo di scrittura di donne.
Progetto collettivo di scrittura di donne.
Che emozione! Mi sono resa conto di sognare da anni questo invito; infatti, ho sempre pensato che la scrittura fosse femmina.
Scrittura e femminilità. Ma che cos’hanno a che fare? La scrittura non è universale, o quasi? Non consideriamo proprio la scrittura ciò che ha costretto il genere umano ad uscire dalla preistoria, per essere proiettato senza pietà nella storia?
E ora, io, ho la pretesa di sostenere che la scrittura è legata all’essere donna?
Alcuni miei conoscenti sarebbero sdegnati da tanta presunzione; altri mi beffeggerebbero: li vedo, con i loro sorrisini ironici, come sono soliti fare quando parlo di astrologia e tarocchi (ambiti a cui attribuisco, per altro, grande credibilità). Come hanno vita facile i miei critici!
Ingenuamente, senza adeguate difese, mi espongo a battutine pungenti: credo nell’oroscopo e sono femminista. E superstiziosa. E ipocondriaca. E mille altre cose così definite “irrazionali”.
È vero, inoltre, che mi attiro le critiche anche di tante care amiche; in effetti, per espormi ancor più al biasimo dei maligni, ho pure parecchie amiche molto, ma molto femministe. Ovviamente, le contestazioni delle mie conoscenze femminili, per lo più, sono espresse con amorevolezza, nonostante qualcuna sia veramente risentita con me e non nasconda le proprie riserve. Per certune, infatti, faccio perdere credibilità a tutto l’impegno che le donne portano avanti da secoli! Esse ritengono che certe mie idee sulla natura della donna e sul rapporto tra generi siano assolutamente fuorvianti. E poi, suvvia, mettere sullo stesso piano la cartomanzia, l’astrologia e il femminismo. Per non parlare poi dell’ipocondria!
E l’idea assolutamente strampalata che la scrittura appartenga alla donna? Ma via, il separatismo è ormai superato.
Io rispondo, che mais oui, tutto ciò mi è molto chiaro, e che a un certo livello di pensiero, non posso che essere d’accordo con loro. Ma cosa posso farci se sotto sotto non voglio rinunciare alle mie opinioni in merito ai segni zodiacali, così come non voglio rinunciare ad affermare la mia individualità di donna e la mia vocazione di scrittrice? Ciò che voglio dire, è che io scrivo per fare chiarezza, perché essere una donna mi ha provocato così tanto turbamento da sentire costantemente la necessità di decifrarmi. La scrittura, insomma, rappresenta un atto di salvezza in questo parapiglia!
E lo so, lo so, è sconveniente dichiarare che sia stata la mia confusione interiore ad avermi portato a scrivere; anzi, a monte, so che proprio il dichiarare di essere in perenne stato di confusione, badate bene, in quanto donna, possa già di per sé essere rischioso. Come possiamo risultare credibili agli occhi di una società dominata dal potere maschile, e richiedere il nostro posto a pari merito con gli uomini, se già in partenza dichiariamo di essere poco equilibrate? Ma sono una donna, e sono anche capricorno: tacciatemi di essere scontata, retorica o del tutto sconclusionata, ma amo le sfide!
Ciononostante, per dar prova che le mie idee non siano proprio così campate in aria, mi tocca apportare qualche legittimazione rispetto alla mia affermazione che la scrittura sia uno strumento di comprensione della natura femminile. Ci sono delle scuole di pensiero, certo, da alcuni considerate per certi versi, come posso dire? Delle fricchettonate, che suggeriscono che uomini e donne siano intrinsecamente e ontologicamente differenti. Quanto ho odiato queste prospettive ai tempi dell’università, quando scimmiottando alcune linee di femminismo duro e puro, distorcevo l’idea dell’equità e ambivo al livellamento sociale. Che mondo triste e banale quello delle menti acerbe! Ma sono tappe che dobbiamo attraversare tutti, vero?
Comunque, eravamo rimasti alle teorie fricchettone, quelle che dichiarano che il mondo dell’uomo è nell’azione, nel tempo lineare, nella volitività, nella coerenza, mentre alla donna appartiene il tempo circolare, di eterno cambiamento, di continua mutabilità. La donna è instabile, umorale, inaffidabile, vittima degli sbalzi ormonali. E tutto questo per colpa (e non uso a caso questo termine) delle mestruazioni, della menopausa, delle gravidanze ecc. Insomma, per colpa del suo corpo.
Porgo le mie scuse se per qualcuno il termine “fricchettonata” potrebbe apparire come connotato da una valenza negativa: non vorrei sembrare ingiustamente critica, anche perché certi sistemi simbolici esercitano su di me un certo fascino. Fascino frenato dalla concretezza determinata dall’influsso di tanti pianeti di terra nel mio tema natale, ma comunque presente.
Dunque, collegandomi a queste cosmologie, che non intendo assolutamente sminuire, sono convinta che non avrei mai iniziato a scrivere senza il marasma interiore e i dubbi causati dal mio essere donna.
Capite bene, che, con tanta instabilità nelle carni, qualcosa per fare un po’ di ordine dovevo pure trovarlo!
Se l’essere una donna non mi avesse buttata nel caos, infatti, se non avessi avuto bisogno di una griglia interpretativa, non avrei mai iniziato a scrivere. E di questo, quanto sono grata, nonostante i crampi, le smanie, le lacrime, l’intolleranza e la fame di dolci che le mestruazioni mi provocano.
Leggo e amo molti scrittori uomini; ma, per quanto mi riguarda, LA SCRITTURA È FEMMINA.