Pad Man: Storia dell’uomo che con i suoi assorbenti low-cost ha ispirato un film di Bollywood
Di Ilaria Cappelletti
Padman (letteralmente “L’uomo degli assorbenti”) è il titolo di un film di Bollywood uscito nel 2018. Racconta la storia di un uomo che nello stato indiano del Tamil Nadu decide di inventare una macchina per produrre assorbenti economici per la moglie, a costo di affrontare l’emarginazione sociale e il rifiuto da parte della sua comunità.
Una storia che ha dell’inverosimile, eppure una storia vera. Il vero nome di Padman, infatti, interpretato dalla star del cinema Akshay Kumar, è Arunachalam Muruganantham ed è un saldatore proveniente da una povera famiglia del sud dell’India, che è riuscito a creare un circolo virtuoso di occupazione femminile e sensibilizzazione sull’igiene mestruale.
Il successo di Muruganantham, però, è arrivato a costo di grandi sacrifici. Nel 1998, dopo aver scoperto che la moglie usa degli stracci sporchi al posto degli assorbenti perché questi ultimi sono troppo costosi, decide di costruire una macchina per produrre assorbenti che costino la metà di quelli messi in commercio dalle grandi aziende del settore ma che siano altrettanto efficaci.
Inizialmente chiede alla moglie di testare gli assorbenti in cotone che produce di nascosto e senza l’aiuto di macchinari e poi coinvolge anche alcune studentesse di medicina. I suoi tentativi, però, danno scarsi risultati perché persino le studentesse sono troppo timide per affrontare l’argomento delle mestruazioni con un uomo e non gli forniscono dei feedback attendibili. Muruganantham non si scoraggia e ricava un finto utero dalla camera d’aria di un pallone che riempie con sangue di capra. Inizia a indossare i suoi assorbenti e a indossare il finto utero sotto i vestiti collegandolo alla propria biancheria intima per testarne la capacità di assorbenza. Questo esperimento lo porta spesso a macchiarsi i vestiti in presenza dei compaesani che iniziano a considerarlo un pervertito – le mestruazioni sono un problema da donne e tale devono rimanere.
Le chiacchiere dei vicini sono talmente assillanti da spingere le sorelle, la madre e infine anche la moglie di Muruganantham a lasciarlo solo. Alla fine l’emarginazione sociale diventa così pressante da costringerlo ad abbandonare il suo villaggio, ma non il suo progetto. Dopo due anni e mezzo di ricerca, Muruganantham trova il materiale adatto a fabbricare assorbenti e dopo altri due anni di lavoro costruisce una macchina in grado, attraverso un processo in quattro fasi, di produrre assorbenti che costano il 50% in meno di quelli in commercio.
Muruganantham riesce a coinvolgere un piccolo gruppo di donne nel suo progetto, insegnandogli a usare le macchine e affidandogli il compito della vendita porta a porta degli assorbenti, in modo da aggirare i pregiudizi sul tema del ciclo mestruale in India. Il riconoscimento a livello nazionale arriva quando il progetto di Muruganantham viene premiato dall’India’s National Innovation Foundation e con il riconoscimento istituzionale arriva anche quello dei vicini che lo avevano ostracizzato e della moglie che non era riuscita a sopportare i pettegolezzi sul marito.
Oggi più di 1300 delle sue macchine sono state installate in 23 Stati indiani e Paesi come il Kenya, il Bangladesh, le Filippine e la Nigeria chiedono di importarle. I clienti di Muruganantham sono soprattutto ONG e gruppi di sostegno per le donne, lui si rifiuta di vendere la sua invenzione alle multinazionali. Le macchine e le vendite vengono gestite da donne del luogo che hanno trovato così una fonte di sostentamento per sé e per le proprie famiglie.
Quest’uomo ha iniziato una rivoluzione in un Paese dove tutt’oggi circa 300 milioni di donne non possono permettersi di comprare prodotti sicuri per l’igiene mestruale, dove almeno una ragazza su cinque abbandona la scuola a causa delle mestruazioni e dove circa il 70% delle malattie che affliggono l’apparato riproduttivo delle donne è causato dalla scarsa igiene mestruale.
Muruganantham e le donne che lo hanno affiancato nella produzione dei suoi assorbenti hanno dovuto superare le barriere della superstizione e dei pregiudizi: in molte zone dell’India le donne non possono visitare templi o luoghi pubblici durante il ciclo, non gli è permesso cucinare o toccare riserve d’acqua, in alcune aree rurali si pensa che se una donna esce di casa dopo il tramonto durante il ciclo diventerà cieca.
Eppure Muruganantham è riuscito a dar vita a un dibattito che noi in Italia, senza tutti questi impedimenti e questi taboo, non siamo ancora stati capaci di affrontare seriamente; prova di ciò è il fatto, ad esempio, che ancora oggi le donne italiane devono pagare sull’acquisto di un bene di prima necessità la stessa Iva che si paga su un’automobile o un gioiello.